Siamo stati al reparto ricerca e sviluppo di JCB Power System per toccare con mano il nuovo motore a idrogeno sviluppato sulla base del noto 448 diesel, di cui rimane ben poco se non le dimensioni, identiche. Per usare come combustibile l’idrogeno e come comburente l’aria JCB ha rivisto completamente l’aspirazione. Partiamo dal principio che la pressione di iniezione necessaria è molto bassa (10 MPa contro i 200 MPa di un diesel common rail) e che la combustione avviene a temperature basse.
Questo comporta nuovi iniettori, una testata modificata, pistoni ridisegnati e di lega differente, un turbo con girante di diametro inferiore ma che raggiunge regimi di rotazione superiori e un sistema di scarico senza post trattamento ma con silenziatore. Ovviamente necessita di un olio motore specifico. Rispetto al 448 diesel da 55 kW il motore a idrogeno JCB assicura le stesse prestazioni sia in termini di kW che di curva di coppia ed ha un sistema di raffreddamento del tutto simile nel dimensionamento. Detto in altri termini si può definire plug&play per tutte le macchine JCB che montano il 448. Attualmente il 4 cilindri a idrogeno è stato testato migliaia di ore e gira 24 ore su 24 su 5 dei 18 banchi dinamometrici della JCB Power System.
Dopo aver vagliato tutte le tecnologie oggi disponibili, comprese le fuel cell a idrogeno (con due prototipi di escavatori negli anni) per dare energia alle sue macchine operatrici di medie e grandi dimensioni, il costruttore inglese punta deciso sul motore termico alimentato a idrogeno. E lo fa consapevole che arriverà a poter vendere macchine con questa tecnologia molto prima che le infrastrutture per produrla in modo green siano pronte e anche prima che le reti di distribuzione siano in essere. Secondo l’R&D inglese, la prima area al mondo che potrebbe adottare l’idrogeno per applicazioni movimento terra potrebbe essere l’Europa con Germania e Francia e l’UK.
Certo, stiamo parlando di diversi anni d’attesa ma la strada, secondo JCB, è segnata!