di Fabrizio Apostolo
Un contesto arduo e delicatissimo come palestra, più unica che rara, per forgiare i tecnici migliori, quelli che sanno ascoltare e rispettare il territorio e, allo stesso tempo, essere eclettici e ad un tempo pazienti, ovvero aperti a ogni innovazione ma insieme confidenti in quel dato scientifico che dal buon seme ha saputo (o saprà) originare ottimi frutti.
L’Italia, si sa, è terra di geni, prima e dopo Leonardo Da Vinci. I quali, e si sa anche questo, se fossero organizzati come si deve porterebbero il nostro (a volte malandato) Paese a vette di sviluppo inimmaginabili. Un esempio di buona tecnica e lodevole organizzazione l’abbiamo trovato nella periferia Sud di Milano, per l’esattezza in via Corradino d’Ascanio, in una tiepida giornata di novembre.
Qui, c’è una piccola e anonima strada affossata su un fianco di via dei Missaglia la cui targa, trascurata dai più, in realtà fa sognare a occhi aperti gli appassionati di tecnica e mobilità: l’ingegner D’Ascanio fu, infatti, sia uno dei pionieri del volo verticale e padre nobile della tecnica elicotteristica, prima dell’ultima guerra, sia l’indimenticato ideatore della Vespa alle soglie del Boom. Due grandiosi simboli di viaggio, insomma. Con la più raffinata intelligenza Made in Italy ben impressa dentro il rispettivo motore (clicca qui per approfondirne la figura).
Foto Gallery: dall'album del Coordinamento Territoriale Nord Ovest
Qui, in via D’Ascanio, sorge il palazzo del Coordinamento Territoriale Anas del Nord-Ovest, quello da cui prende le mosse un altro viaggio, il nostro, tra gli otto punti di radicamento della società delle strade dentro il territorio italiano. E qui abbiamo incontrato il suo responsabile, l’ingegner Dino Vurro, a Milano dall’inizio del 2017 a coordinare, per l’appunto, un territorio stradale vasto e complesso, dove le infrastrutture sono particolarmente legate ai trasporti (eccezionali e non) e dove le sfide, quotidiane, possono anche diventare (ed in genere è così) ottime oc- casioni di progresso tecnico e gestionale.
“La strada - ci dice Vurro senza troppi preamboli - è, dopo il fiume, il secondo motore di sviluppo delle civiltà. È incontro di popoli, veicolo di trasporto delle merci, propulsore di crescita politica, economica e sociale. Ce lo insegna la Storia, pensiamo soltanto alla tradizione stradale di Roma Antica e al suo essere propagatrice di civiltà. Va poi detto che realizzare strade non è un’operazione standardizzabile, le cose cambiano a seconda dei contesti. L’Italia, per esempio, è simile alla Norvegia, per orografia e territorio. Soltanto molto più sismica ed estremamente più ricca di risorse artistiche e storiche. Ecco, ogni metro di nuova strada che andiamo a costruire deve tener conto di tutti questi fattori, ovvero deve essere pensato guardando, da un lato allo sviluppo del trasporto e dell’economia, dall’altro alla salvaguardia di un patrimonio naturale e culturale unico”.
Trovate l'intervista completa sul numero di leStrade Dicembre 2018 monografico Strade d'Italia
Video: il viaggio di 350 km di un trasporto eccezionale da Genova a Premadio (marzo 2018) che ha comportato la verifica, da parte dei tecnici Anas, di ben 111 ponti