di Fabrizio Apostolo
“Le infrastrutture, linfa vitale di ogni Nazione, tra presente e futuro”. Un titolo decisamente azzeccato, quello del terzo convegno nazionale AssoANNA (Associazione Nazionale Noleggi Autogru, P.L.E. e Trasporti Eccezionali) organizzato il 4 ottobre scorso al GIS di Piacenza. Un titolo a cui ha fatto seguito un contenuto d'eccezione, merito degli organizzatori e dei partecipanti, tutti di altissimo profilo. Si è parlato di reti e di nodi, di problemi e di soluzioni, di vicoli ciechi e di strade maestre. Come quella del nuovo viadotto sul Polcevera, a Genova, best practice di gestione in parallelo e non più in sequenziale delle iniziative infrastrutturali, per dirla con il Sindaco e Commissario Marco Bucci, presente alla tavola rotonda del pomeriggio, moderata da leStrade.
Infrastrutture linfa vitale. O “canale vertebrale” diceva il professor Aimone Jelmoni, progettista dell'Autosole, proprio in uno suo contributo tecnico su leStrade, correvano gli anni Cinquanta. Infrastrutture come elemento connettore, come network, questione di Dna. Ecco spiegata la ragione per la quale le infrastrutture devono necessariamente dialogare con i propri utenti, ovvero gli operatori del trasporto: leggero, pesante o eccezionale che sia. Quest'ultimo, tra l'altro, è quello che spesso e volentieri scende in campo, anzi su strada, proprio per lavorare alla conservazione e alla messa in sicurezza ed efficienza delle infrastrutture stesse, pensiamo alle gru mobili genovesi che hanno recentemente innalzato i primi segmenti del nuovo ponte.
Ma veniamo alla giornata. Al mattino si sono svolte alcune dettagliate presentazioni sviluppate dagli addetti ai lavori, tutti esponendi o del mondo infrastrutturale o di quello, interconnesso, del trasporto. Paolo Cremonini (Fagioli) e Vittorio Omini (Omini) hanno raccontato nel dettaglio l'esperienza della demolizione di quel che restava del ponte sul Polcevera con l'accento posto sulle innovative tecniche di mitigazione ambientale adottate. Quindi è stata la volta di Roberto Mastrangelo, di Anas, il quale ha avuto modo di illustrare la strategia della nostra road authority per quanto riguarda l'attività di interfaccia con i trasporti eccezionali. Ritorno a Genova, con Roberto Carpaneto di RINA Consulting, che ha poi allargato il fronte sulla questione chiave del monitoraggio strutturale, quello basato su attività strategiche quali la valutazione in continuo del comportamento strutturale dell'opera, la verifica delle ipotesi e dei requisiti di progetto, il rilievo di eventuali fenomeni di degrado o danneggiamento, la durabilità dei componenti e dell'intera opera (stima della vita residua) e soprattutto un ranking del ripristino sulla base di dati oggettivi.
Di alta velocità ferroviaria si è poi occupato Salvatore De Rinaldis, di RFI, che ha messo l'accento sul nuovo grande progetto in corso dell'completamento dell'asse Milano-Venezia (è la famosa T che arriva a compimento...), mentre Valentino Pagani, Provincia Autonoma di Bolzano, ha tracciato una mappa delle attività di osservazione e gestione dei numerosi impalcati presenti in Alto Adige. Quindi, le gru mobili sono tornate protagoniste nell'intervento di Mario Lombisani, Liebherr Italia. Infine, Carlo Costa, direttore tecnico generale di Autostrada del Brennero, ha accompagnato la platea lungo un affascinante viaggio nel presente e soprattutto nel futuro di una rete autostradale notoriamente votata all'innovazione e alla tutela ambientale. Insieme a tutti loro, naturalmente, Daniela Dal Col, presidente di AssoANNA. Accanto a lei, il direttore di ESTA, l'associazione europea per il trasporto stradale eccezionale e per le gru mobili, Tom Klijn.
E ripartiamo proprio da Daniela Dal Col per raccontare la tavola rotonda del pomeriggio del 4 ottobre, moderata da chi vi scrive e introdotta proprio dalla presidente di AssoANNA e dal rappresentante della sezione Trasporti di ESTA André Friderici. Il punto di partenza dell'intervento di Dal Col: la formazione, ovvero la piena abilitazione all'utilizzo delle gru mobili, un obiettivo comune europeo che si può raggiungere attraverso programmi di training condivisi come il progetto ECOL, che prevede, ha detto Dal Col, “un percorso formativo molto articolato, con 120 ore di teoria e altre 120 di pratica, il che significa salire sulle autogrù e lavorare. Da parte mia sono molto soddisfatta di annunciare che abbiamo sottoscritto un accordo di collaborazione con RINA Consulting che sarà il nostro examinator ufficiale: i corsi partiranno dunque nel 2020”.
Quindi si è entrati nel vivo di un confronto animato da numerose personalità del settore, in rappresentanza delle reti, dei relativi nodi, ma anche delle utenze e a chi corre l'obbligo di governare e assicurare la sicurezza della circolazione. Come per esempio il Vice Questore della Polizia Stradale Federica Deledda. Accanto a lei, ecco quindi Michele Lanza, direttore tecnico dell'Istituto Italiano della Saldatura, Armando Zambrano, presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, Angelo Artale, direttore generale di FINCO, Leonardo Lanzi di Conftrasporto per concludere con l'onorevole Elena Murelli, membro dell'XI Commissione Lavoro Pubblico Privato della Camera dei Deputati.
Sui prossimi numeri di leStrade avremo modo di approfondire le considerazioni emerse da queste autorevoli voci. In questa sede ci limitiamo a sintetizzare tre punti di vista. Quello dell'amministratore delegato di Autostrada del Brennero, Diego Cattoni (la gestione di una rete autostradale in un contesto strategico), quello del Sindaco di Genova e Commissario alla Ricostruzione del Viadotto sul Polcevera Marco Bucci (le infrastrutture in un contesto peculiare di area metropolitana) e quello dell'Onorevole Edoardo Rixi, già Sottosegretario al MIT con il Governo Conte I (le politiche e le normative per le infrastrutture). Partiamo proprio da lui.
“Il caso Genova con l'omonimo decreto, ha dato avvio a un percorso diverso, virtuoso, in materia di sviluppo infrastrutturale complessivo. Il punto dolens è che in Italia si agisce sempre sotto la spinta di un'emergenza, ma poi questa spinta dopo un po' di tempo si affievolisce ed è proprio la scena a cui stiamo assistendo. Il Decreto Genova nasceva dalla volontà di sveltire le procedure senza abbassare la guardia sui controlli. Era impostato su una logica di iniziative in parallelo, che ha infatti consentito di aprire in anticipo determinate viabilità cruciali per l'economia dell'area. La stessa logica ha animato la genesi dello Sblocca Cantieri, che è stato successivamente depotenziato, a causa di una serie di modifiche difficilmente comprensibili. Si tratta di un decreto che potenzialmente potrebbe sbloccare risorse per 38 miliardi di euro, ovvero 0,5 punti di PIL, ma le nomine dei commissari non sono ancora state effettuate e i decreti attuativi non sono mai stati scritti. In sintesi: manca a livello di gestione delle infrastrutture nazionali quel coraggio che invece ci è avuto con il viadotto sul Polcevera”
“Ho alle spalle 25 anni di 'business', di cui 22 negli USA. A partire da questa esperienza voglio dire che in una grande area urbana le persone devono innanzitutto muoversi con efficienza e in sicurezza, ma devono farlo anche le merci, con percorsi dedicati, perché sono le merci ad alimentare lo sviluppo. Bisogna quindi governare a dovere tutti questi canali trasportistici. A Genova abbiamo la mobilità urbana, quella delle merci di larga percorrenza e in più abbiamo il porto, con le sue attività e infrastrutture a mare. E abbiamo, naturalmente, anche un'altra priorità: quella della protezione del territorio e delle sue reti. Va comunque detto che non si fa un passo avanti senza un'infrastruttura: negli USA prima si fa la strada, poi arrivano l'acqua, le reti fognarie, l'elettricità. Infine si costruiscono gli edifici. A Genova è accaduto esattamente l'opposto: si è partiti dalle case! Come gestire questa complessità? Innanzitutto programmando, a medio e lungo termine: andare oltre, insomma, il proprio mandato. So che si tratta di una rivoluzione politico-culturale: dobbiamo lavorarci su tutti”.
E sul caso Polcevera? “Appena avvenuta la tragedia, mentre le forze preposte lavoravano all'emergenza come Comune abbiamo dovuto pensare anche e soprattutto al resto della città, ai 600.000 genovesi che dovevano andare avanti. Occorreva rimettere subito in moto la mobilità cittadina e quella dei suoi commerci: è quello che abbiamo fatto tutti insieme puntando sui fattori del tempo e della qualità, due ingredienti chiave, insieme al costo (che però non è fondamentale), per uscire dalle criticità. Poi ci sono i processi, le procedure, che in Italia sono lunghi, complessi e soprattutto soggettivi. Ovvero: non vi è una via chiara e diretta per fare le cose. A Genova l'abbiamo trovata, insieme al Governo, proprio con la struttura commissariale che ci ha consentito di allestire un laboratorio unico, basato sul fare le cose in parallelo e non in sequenza. È questa la chiave di volta: dobbiamo attrezzarci, anche legislativamente, per operare in parallelo, mentre le leggi italiane, in genere, impongono un approccio sequenziale”
Ultima, ma non ultima, come si suol dire, la rete. Una d'eccellenza è quella gestita da Autostrada del Brennero, un network, ha detto il suo CEO Diego Cattoni, che ogni giorno accoglie “circa 12.000 mezzi pesanti e oltre 30 veicoli speciali”. L'A22 celebra proprio quest'anno i 60 anni dalla costituzione della concessionaria, un laboratorio d'eccellenza a partire dal suo passato: “L'autostrada è stata una scommessa vinta dai territori”. Ma anche dal suo presente e dal suo futuro. Il primo: “Oggi lungo i nostri 300 km circola il 10% di tutto l'import/export italiano”. Il secondo: “Abbiamo in previsione investimenti per circa 6.500 milioni di euro, risorse che andranno a generare ulteriore sviluppo territoriale”.
Un ampio report sul covegno di AssoANNA sarà pubblicato sul numero di leStrade Ottobre 2019 in uscita a fine mese